E’ del 15,9% il rischio di povertà delle famiglie con pensionati nel 2018 (come nel 2017), 8 punti percentuali in meno rispetto a quello delle restanti famiglie. E’ quanto rivela il Report Istat sulle condizioni di vita dei pensionati 2018-2019. Un’Italia ancora lontana dalla pandemia che pure mostra già grandi contraddizioni ampliate successivamente dall’epidemia stessa. Secondo il report rimane sostanzialmente stabile il numero di pensionati, che supera di poco i 16 milioni. Si confermano, però, le ampie disuguaglianze di reddito tra i beneficiari. Un numero significativo è il 42,3% della spesa che va al quinto più ricco. Un altro tratto distintivo dell’universo dei pensionati italiani è poi il gap marcato a svantaggio delle donne. E ancora: sono 5,2 milioni (32,7% del totale) coloro che cumulano due o più prestazioni. Oltre un terzo dei pensionati vive in coppia senza figli (35,6%), più di un quarto da solo (28,2%). Crescono i pensionati da lavoro che dichiarano di essere occupati (+3,6% sul 2018).
Continua a diminuire il rapporto tra pensionati e lavoratori
Nel 2019, si legge nel Rapporto, sono poco meno di 23 milioni i trattamenti pensionistici erogati a 16 milioni di beneficiari, per una spesa pensionistica complessiva che raggiunge i 301 miliardi di euro (+2,5% rispetto all’anno precedente). Gran parte della spesa (273 miliardi, 90,6% del totale, 15% del Pil) è destinata alle pensioni IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti). Tra queste, più di due terzi (67,4%) sono pensioni di vecchiaia e anzianità che assorbono il 79,2% della spesa previdenziale.
Significative differenze di genere per i redditi da pensione
Nel 2019, informa l’Istat, le donne ricevono il 43,9% (44,1% nel 2018) della spesa complessiva e sono in maggioranza sia tra i titolari di pensioni (55,2%, 55,5% nel 2018) sia tra i beneficiari (51,9%, 52,2% nell’anno precedente). In media, l’importo di una pensione di una donna è più basso rispetto a quello riservato agli uomini per lo stesso tipo di pensione.
Lo svantaggio femminile, secondo l’Istat, deriva dalla minore partecipazione al mercato del lavoro, dal differenziale salariale, dalla presenza di carriere contributive più brevi e frammentate. Inoltre, le donne sono spesso beneficiarie di pensioni di reversibilità (86,2% dei casi), il cui importo è calcolato come percentuale della pensione del familiare deceduto.
In aumento i pensionati che continuano a lavorare
Nel 2019, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro, i pensionati da lavoro che percepiscono anche un reddito da lavoro sono 420 mila, in aumento rispetto al 2018 (+3,6%) e in decisa diminuzione rispetto al 2011 (-18,5%). Questo aggregato è composto principalmente da uomini (in oltre tre casi su quattro), da residenti nelle regioni settentrionali (in due casi su tre) e da lavoratori non dipendenti (in circa l’85% dei casi).
Nel tempo l’età media dei pensionati che lavorano è cresciuta, per effetto dell’aumento dell’età pensionabile: oltre il 77% ha almeno 65 anni (53,7% nel 2011) e il 41,7% ne ha almeno 70 (25,0% nel 2011).