Al via l’obbligo di vaccinazione anti-Covid per tutti gli operatori del mondo sanitario. Il nuovo decreto Covid approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 marzo 2021, in cui sono previste anche le misure di contenimento del contagio dal 7 al 30 aprile, prevede l’introduzione di questa norma.
Dopo i ripetuti casi di rifiuto del personale sanitario delle Residenze per anziani a vaccinarsi e i casi di contagio portati proprio da questi all’interno delle strutture, il governo ha infatti deciso di rendere il vaccino obbligatorio.
Chi decide di resistere rischia in primis la sospensione dello stipendio ma anche il demansionamento e la sospensione dall'ordine professionale. Le categorie sottoposte all’obbligo sono i medici, gli infermieri, i farmacisti e e gli operatori sanitari. L'obbligo sarà in vigore fino al 31 dicembre 2021.
Cosa dice il decreto
“In considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, fino alla completa attuazione del piano di cui all’articolo 1, comma 457, della legge 30 dicembre 2020, n.178, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione 4 dell’infezione da SARS-CoV-2. La vaccinazione costituisce requisito essenziale all’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati. La vaccinazione è somministrata nel rispetto delle indicazioni fornite dalle regioni, dalle province autonome e dalle altre autorità sanitarie competenti, in conformità alle previsioni contenute nel piano. 2. La vaccinazione di cui al comma 1 non è obbligatoria può essere omessa o differita solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestato dal medico di medicina generale”.
Il commento di Cna Pensionati
“Sicuramente si tratta di una misura di civiltà – commenta Filippo D’Andrea Segretario Nazionale di CNA Pensionati - perché per svolgere le mansioni legate alla medicina si presuppone una assoluta fiducia nei progressi della scienza ed i vaccini hanno rappresentato tappe fondamentali per l’umanità nel corso della storia”. Ma non basta. “Bisogna proteggere i più fragili dal virus e non si può consentire che chi dovrebbe assistere e curare i soggetti più esposti al contagio, come gli anziani, si rifiuti di sottoporsi al vaccino – aggiunge D’Andrea - Ben venga quindi una norma che finalmente stabilisca una garanzia e limiti la diffusione della pandemia che ancora oggi presenta numeri impressionanti”. “I Paesi che più hanno vaccinato - conclude - cominciano non a caso a conoscere giorni migliori verso l’uscita dalla crisi sanitaria, l’obbligatorietà per alcune categorie è un passo in questa direzione”.