Non è una novità. In tutte le statistiche e i rapporti dell’Inps i dati sono chiari: le pensionate sono più povere dei loro corrispettivi maschi. La ragione è facile: a stipendi più basse corrispondono pensioni più basse.
A ricordarlo è stato anche il Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, all'iniziativa del Cnel "Le donne per il lavoro, il lavoro per le donne", in occasione dell'8 marzo. "Le disuguaglianze salariali – ha chiarito - si trasformano in disuguaglianze pensionistiche": le pensioni delle donne risultano in media più basse del 27% rispetto a quelle degli uomini. L'assegno medio è infatti rispettivamente di 1.352 euro contro 1.863 euro al mese.
Un dato, questo, che tiene conto anche delle pensioni legate all’assistenza. La differenza evidenziata nell’ultimo rapporto Annuale INPS, il XX, si fa più evidente se solo si guarda alle sole prestazioni previdenziali per gestione (dipendenti, artigiani commercianti ecc). In questo caso il gap pensionistico lordo far maschi (pensione lorda di circa 1600 euro) e donne (pensione lorda di circa 1000 euro) si attesta a circa 600 euro.
Tutto ciò, è inutile dirlo, si traduce in una peggiore qualità della vita soprattutto per le anziane sole che non ricevono la reversibilità del marito o che non si sono mai sposate. Insomma il tetto di cristallo dura fino alla vecchiaia, con buona pace della narrativa positiva sulle nonne italiane.