L’inflazione corre in tutta Europa, e l’Italia non rappresenta certo un’eccezione. Dall’aumento del prezzo dei carburanti, a quello dei prodotti alimentari, dei trasporti e i servizi per la cura della persona, per i pensionati e in generale le famiglie con redditi medio-bassi riempire il carrello della spesa e pagare le bollette sta diventando ogni giorno più difficile. A maggio le spese per abitazione, acqua, elettricità e combustibili sono salite del 26,5% rispetto allo stesso mese del 2021; prodotti alimentari e bevande analcoliche sono aumentati del 7,6%, mentre i trasporti costavano mediamente il 10,7% in più. Sono aumentate del 4,5% le spese per mobili, articoli e servizi per la casa e dell’1,8% quelle per abbigliamento e calzature. Modesto l’aumento, pari allo 0,9%, delle spese sostenute per i servizi sanitari e salute. Sono diminuite invece, del 3,6% le spese per le comunicazioni.
A livello complessivo le stime dell’Istat riferite al mese di maggio hanno registrano un aumento dello 0,8% su base mensile – che si traduce in una crescita del 6,8% su base annua - dell’indice nazionale dei prezzi al consumo. Una cosa del genere non accadeva da quasi 32 anni, esattamente da novembre del 1990. Un dato, questo, che sconta una notevole variabilità a livello territoriale: si va, ad esempio, dall’aumento del 9,1% riferito alla provincia di Bolzano, al 5,6% di Ancona, passando dall’8,8% di Catania e Palermo, al 6,7% di Firenze e al 6,3% di Roma.
L’autunno potrebbe riservare ulteriori sorprese; prima di tutto il taglio delle forniture del gas russo, poi lo stop deciso dalla Bce - dopo dieci anni – al pacchetto di misure voluto dall’allora presidente Mario Draghi per sostenere i consumi e la crescita economica. Inoltre, l’annunciato aumento del prezzo del denaro, a partire da luglio, comporterà ricadute anche su mutui e prestiti. Conseguenze, al momento, difficili da calcolare, che dipenderanno dall’andamento effettivo dei tassi di interesse.
Analizzando i prezzi per categoria di beni di consumo, emerge che a maggio il gas rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è aumentato del 66,3%, mentre il gasolio da riscaldamento e per i mezzi di trasporto è salito, rispettivamente, del 47,5% e del 25,1%. La benzina ha segnato il 15,1% in più, e il costo dell’energia elettrica sul mercato libero ha subito un’impennata del 74,7%.
Il tasso di inflazione medio, invece, a maggio si è assestato al 5,7%, ma in assenza degli interventi di natura fiscale adottati dal governo per contrastare i rincari dei prodotti energetici, avverte l’Istat, l’inflazione a maggio sarebbe salita all’8,6%.
A trainare la ripresa dell’inflazione un ruolo determinante, si sa, è quello giocato dalla guerra in Ucraina, con l’aumento dei prezzi dei beni energetici, con ricadute su tutti i settori. In salita, infatti, i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, “con gli alimentari lavorati – puntualizza l’Istat - che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa che si porta a +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (quando fu del 7,2%)”.
Nell’Eurozona, se possibile, le cose vanno ancora peggio. Secondo le stime dell’Eurostat (l’ufficio statistico europeo), a maggio i prezzi al consumo hanno mostrato un aumento medio dell’8,1% su base annua.
I numeri parlano da soli. Il principale responsabile della ripresa dell’inflazione, è dunque il rialzo medio dei prezzi dei beni energetici, con i conseguenti aumenti dei costi di produzione sostenuti dalle aziende, che si abbattono come uno tsunami sui consumatori finali. Specialmente sui nuclei a basso reddito, spesso rappresentati dai pensionati, che a volte si trovano anche nella condizione di dover sostenere figli e nipoti. In un comunicato ufficiale, la Bce ritiene che l’incremento dei prezzi nel 2023 potrebbe scendere dal 6,8% al 3,25%, e al 2,1% nel 2024. L’auspicio, in questo senso, è che le proiezioni degli analisti si avverino.
Intanto però così non è. Non a caso da anni Cna Pensionati chiede una rivalutazione delle pensioni sulla base dell’indice IPCA, ossia quello europeo, non il nostro indice ISTAT che non tiene conto correttamente del paniere dei beni ‘a misura’ di anziano dove pensano molto di più le spese sanitarie e alimentari e molto meno quelle dei servizi, specie quelli della PA.